venerdì 1 febbraio 2008

Un popolo di venditori

E basta con 'ste cose serie, e la tenda, e la montagna sacra, vediamo un po' cosa c'è in una normale cittadina americana, che più americana non si può, cosa vendono i negozi, come si mangia.

Premetto che in molti avranno già visto e vissuto le cose che descrivo ora, ma le racconto perché sono le cose che colpiscono noi italiani, e forse anche molti europei.

Due cartelloni pubblicitari hanno fatto breccia, tra i numerosi che ho visto: Il primo caldeggiava la visita ad un monumento nazionale, Mt. Rushmore (i faccioni dei presidenti ricavati a botte di dinamite dal fianco di una montagna, alla faccia dell'impatto ambientale) definendolo: "A life-changing experience", un'esperienza che ti cambia la vita! "Un immancabile momento di patriottismo", diceva pure. L'altro era un manifesto che segnalava la presenza di un casinò nei paraggi: "Afferra lo Spirito vincente!" facendo chiaro riferimento alla spiritualità di questi luoghi. Il profilo di un capo indiano rafforzava l'idea.

E' strano, qui. Da un lato hanno questa capacità organizzativa pazzesca, per cui prevengono ogni tua probabile esigenza o capriccio, e sono già prontissimi per vendertelo, cortesia inclusa, dall'altro sono come muli che vanno per la loro strada senza porsi alcun dubbio.

E' la regola entrare in un negozio e trovarsi di fronte al commesso che con un sorrisone complice ti fa: "Hei ciao! come stai oggi!?" (Ma perché, ieri mi hai visto con una brutta cera? Non ricordo...) Oppure sentirsi chiamare dall'altra parte del negozio (scordatevi le bottegucce, qui i negozietti hanno la metratura dell'Esselunga) "Ok, allora quando hai bisogno di qualsiasi cosa me lo fai sapere, vero?" Salvo poi che, sull'onda dell'entusiasmo e della familiarità acquisita, quando esci li saluti dicendo forte :"Ok, ciao ragazzi, ci vediamo" e questi ti guardano come noi guardiamo un piccione morto sull'asfalto.


Non sono certo il primo a notare che gli americani sono dei bambinoni, lo so. Ma immaginatevi cosa dev'essere entrare in un negozio di giocattoli, nel più grande della cittadina di Rapid City. E' un supermercato, diviso per categorie merceologiche, con un'area destinata ai giocattoli per bambini oltre i 18 - 20 anni, cioè trenini, aeromodelli a motore, motoscafi in grado di speronare una petroliera. Arrivo in fondo al negozio, nel reparto dedicato ai giocattoli istruttivi Uno scatolone contiene, come ben mostra il disegno, la mucca visibile. Il bambino, assetato di conoscenza, può divertirsi a montare e smontare una mucca in plastica grande quanto un sanbernardo e disporre in bell'ordine fegato, cuore stomaco e altre frattaglie del pacifico animale. Con un altro giocattolo andiamo oltre: il bambino (o chi per esso) passando una particolare lente di ingrandimento sul corpo di un dinosauro può vedere le ossa che ne costituiscono lo scheletro. Indispensabile. Se poi qualcuno di noi volesse ricostruire un modello in scala dell'Everest, lo può comprare per soli $14,99, con la neve finta da spruzzare sulla vetta, una volta portata a termine l'impresa!


Entro, poco dopo, in un negozio di armi. In un supermercato di armi. Era il classico posto in cui i buoni alla riscossa entrano e vanno subito a prendere le armi da guerra pesante: mitragliere con cartucce grandi quanto una salciccia, fucili in grado di trapassare tre elefanti in fila e pugnali con lama mimetica e bussola incorporata. Un'arma terrificante, dall'aspetto tanto crudele da essere ridicola, era reclamizzata dalla scatola dalla scritta: "Ora sei pronto". Ma per cosa? A che pericoli si espongono per aver bisogno di armi tanto terrificanti?


Veniamo al cibo. Cosa non piace ai bambini? Le verdure, si sa. Allo stesso modo in questi posti, andando a mangiare nei luoghi più comuni e popolari, non troverete l'ombra di una verdura fresca neanche a spararvi. Eppure, come abbiamo visto poco fa, spararvi sarebbe facilissimo. Tutto è fritto, piccante, salato, glutammato, esaltato, croccante, fritto, fritto, fritto. Le porzioni potrebbero placare la fame di un legionario dopo la battaglia. Appena entri al ristorante la cameriera ti accoglie sorridente e tutta civettuola, come un usignolo, tutta dichiarazioni di disponibilità e sbattiti di ciglia. Peccato che, a volte, abbiano un culo largo quanto il Civitavecchia-Olbia. Un usignolo di cento chili. Il cinguettio è funzionale al "Tip", la mancia che va lasciata a chi ti ha servito al tavolo e che, spesso, è buona parte dello stipendio. Potete finire il pasto, se avete perso ogni pudore, spalmando del burro d noccioline sul pane. Così, per un ulteriore insulto al fegato.


DAG

1 commento:

Unknown ha detto...

ahahah, quanto ho riso!!!!
SEI ASSOLUTAMENTE UN GENIO!
scrivi di +, va, che mi tiri sù il morale (che comunque è già alto).
mi sei mancato, fatti sentire presto,
pao