sabato 25 ottobre 2008

Brasilia!

Pensate al Brasile. Cosa vi viene in mente? Sù, coraggio, non abbiate paura di essere banali... la bandiera gialla e verde, il carnevale, il pan di zucchero, gran sorrisoni, qualche bel culo su cui far danzare le pupille, certo, bravo Gualtiero, esatto... vivacità, insomma, colori, allegria, samba, pennacchi colorati.
No.
Non qui.
Non a Brasilia.
Brasilia è il centro amministrativo del paese, una città costruita a tavolino (e doveva essere gran scomodo, come tavolino) una sessantina di anni fa dall'architetto Nymeyers, il quale non doveva avere gran dimestichezza con il compasso, solo con riga e squadra. Tutta la città è basata su una forma a croce (i più dicono ad aeroplano, ma è la conformazione orografica del terreno che ha imposto la forma ad aeroplano, in realtà). Al centro di questa croce sta la torre della televisione, un traliccio molto molto alto dotato di ascensore con tanto di ascensorista, un ragazzo cencioso perennemente con la cicca in bocca, il cui mestiere consiste nel pigiare i due bottoni presenti in cabina: uno fa salire l'ascensore alla terrazza panoramica, l'altro lo riporta a terra. Mi son chiesto da quanto lo facesse, quel lavoro, e cosa ne pensasse. Forse niente. O che ambizioni avesse da bambino quel ragazzo.
Comunque una volta saliti in cima alla torre della televisione, cosa che io ho fato entro la prima ora del mio soggiorno in Brasile da sveglio, si può dire di avere un quadro soddisfacente della città.
Che da un lato è grandioso, ma dall'altro è tragico! Io che amo i piccoli anfratti, i vicoletti con i portici e la varietà umana che vive per le strade qui non ho nulla di tutto questo. Chi è stato all'EUR di Roma può avere una vaga idea di cosa dico. L'intera città di Brasilia è simile all'EUR, essendo costituita da palazzoni squadrati, paralleli fra loro, intervallati da grandi distese erbose (che vengono tenute perfettamente irrigate e pulite da squadre di omini in tuta arancione) oppure da strade enormi. Le strade cittadine principali hanno sei corsie. In un senso. Poi in mezzo c'è un prato di almeno cento metri e dall'altra parte ci sono altre sei corsie. Una stradona va verso i palazzi dei ministeri, l'altra torna. Una è intasata al mattino, l'altra al pomeriggio tardi. L'altra arteria di comunicazione, perpendicolare alle prime due, è un'autostrada vera e propria. L'intera città, per favorire la circolazioe, è stata costruita senza attraversamenti a raso e quindi anche senza semafori. Poi, vent'anni fa qualcuno ha detto: "Cazzo! E i pedoni?" In effetti i poveri abitanti di Brasilia dovevano sottoporsi alla roulette russa per attraversare le strade coi bolidi lanciati senza controllo. Allora qualcuno ha messo delle strisce pedonali e alcuni semafori. Uno ogni due chilometri.
Io ho ovviamente scelto il modo più comodo per visitare la città: a piedi. Con il risultato che torno a casa (in albergo) con un mal di gambe atroce e la schiena spezzata. Vedere un palazzo e raggiungerlo a piedi sono due cose ben diverse. La misura con cui è stata costruita questa città è così fuori scala rispetto all'uomo che tutto sembra a portata di mano, ma non lo è, ci si confonde e si perde il senso della misura.
Altra cosa che mi ha colpito è la mancanza di centri di aggregazione. Non c'è un ristorante, un bar, una zona dove i ragazzi si possano trovare, tutto è così enorme da essere assolutamente dispersivo. Tutto è ufficiale, di rappresentanza. Nella zona dei ministeri i rari passanti hanno un cordino al collo e un badge. Tutti, giuro. Sono persone che lavorano nei vari uffici, d'accordo, ma non c'è varietà umana. Penso a Bangkok, penso alla mia Saigon...
La tariffa del mio albergo include la colazione, ed è una colazione molto varia, anche se non particolarmente buona. La mattina cerco di mangiare il più possibile, mi devasto letteralmente lo stomaco di bacon, salumi, prosciutti e formaggi, panini, patate, tacchino affumicato, caffè, succo d'arancia, tortine, uova strapazzate, all'occhio di bue, frittate, in modo da ritardare il più possibile l'orario di pranzo e mangiare con poco. In effetti pranzo intorno alle quattro di pomeriggio, prima non ho fame. Per mancanza di ristoranti o bancarelle gli unici posti in cui si può mangiare a mezzogiorno a Brasilia sono i centri commerciali. Ogni centro commerciale ha un piano in cui sono concentrati i ristoranti, o meglio, i fast food. Di solito ad un certo punto della giornata entro in uno shopping mall e mangio giapponese o cinese. Il problema per quando sono in giro è l'acqua. Non ci sono bar. No, nemmeno uno. Oggi dopo due chilometri sotto il sole cocente e la macchina fotografica al colo che sembrava sempre più pesante (qui ci sono trenta gradi) ho trovato una bancarella ed ho chiesto all'omino: "Acqua?" E lui mi ha guardato e poi mi ha detto "Salgado"
L'ho presa come un complimento, ho fatto un sorriso ed gesto di modestia, come a dirgli che no, non ero Salgado, ma Andrea, solo che ho capito che non aveva acqua. Solo Salgado, cioè roba salata.
Fanculo lui e Salgado.
La gente è bella, invece. Io che ero un tantino prevenuto sui brasiliani mi devo ricredere, son simpatici e sorridenti. Bruttine le donne, invece, e questo è un po' una delusione. Non me ne vogliano gli estimatori del genere carioca, è solo la mia opinione.
Vedremo come continua, per ora ho fatto una serie di fotografie di architettura di facile effetto, visto che l'intera città sembra fatta apposta per essere fotografata da chi ama le architetture senza gente di mezzo...

DAG

giovedì 23 ottobre 2008

Alto giro altro regalo!

Sarà per la gioia di mister Hill oppure sarà perché è un po' la strada che mi son scelto, ma sono di nuovo in partenza. Questa volta si tratta di un viaggio di puro lavoro, l'itinerario che dovrò seguire non si mescola con nessuna curiosità nata in modo autonomo, ogni tappa sarà sede di un lavoro.
Il taxi che questa mattina (anzi, questa notte, visto che erano le quattro passate da poco) mi ha accompagnato all'aeroporto era bagnato da una fastidiosissima ed inconsistente pioggia, che ha fatto in tempo ad inumidire anche i miei vestiti, ed il guidatore constatava che era la prima delle tante pioggerelline invernali che riducono la visibilità, rendono scivoloso l'asfalto e infreddoliscono fin dentro le ossa.
Controllando nel retrovisore ha visto il mio sorriso ed io non ho saputo trattenermi: "Ecco, tanto io vado in Brasile!"
"'Azzo!" ha detto lui.
E così mi ritrovo a Lisbona, prima tappa del volo e già immerso in un'atmosfera portoghese, con questa lingua assolutamente strana, per me incomprensibile, con facce ed abbigliamenti che sono solo leggermente diversi da quelli che si vedono a Milano.
Mentre nei precedenti spostamenti verso l'Asia l'incremento di occhi a mandorla, capelli corvini e facce imperturbabili mi faceva sentire sempre più vicino alla mia meta e sempre più lontano da casa, qui mi chiedo come mai le persone a cui mi rivolgo non capiscano assolutamente quel che gli dico in italiano.
Non ho mai subito il fascino del Brasile, anzi, pensavo che non ci sarei mai andato, essendo diffidente per vari motivi su molti aspetti relativi a sudamerica e sudamericani, brasiliani in particolar modo per esperienze dirette, ma sono comunque disposto a ricredermi e tornare entusiasta. Un buon viaggiatore deve cercare di restare sempre a mente aperta. L'ostacolo della lingua non mi spaventa (non mi sono fatto grossi problemi con il laotiano, il vietnamita ed il cinese, figuriamoci con un idioma imparentato con il latino) anche se è vero che mi risulta totalmente incomprensibile. Ascoltando il portoghese ho l'impressione di risentire me quando sono completamente ubriaco: tutto sbiascicato e con le parole smangiate, con aggiunta di un po' di "u" a fine parola. Ma forse è perché qui mi pongo il problema di capire: in Lao e in Cina non me lo ponevo nemmeno: linguaggi alieni e basta.
La partenza comunque non è stata proprio liscia come l'olio: imbarcata la valigia con i vestiti e portato al controllo doganale il bagaglio a mano (ovvero l'attrezzatura foto e video) ed il treppiede, sono stato rispedito indietro perché il treppiede non può stare a bordo. Bisogna spedirlo. Chiunque sia capace di dirottare un aereo con un treppiede mi insegni come si fa che son proprio curioso...

DAG