giovedì 23 ottobre 2008

Alto giro altro regalo!

Sarà per la gioia di mister Hill oppure sarà perché è un po' la strada che mi son scelto, ma sono di nuovo in partenza. Questa volta si tratta di un viaggio di puro lavoro, l'itinerario che dovrò seguire non si mescola con nessuna curiosità nata in modo autonomo, ogni tappa sarà sede di un lavoro.
Il taxi che questa mattina (anzi, questa notte, visto che erano le quattro passate da poco) mi ha accompagnato all'aeroporto era bagnato da una fastidiosissima ed inconsistente pioggia, che ha fatto in tempo ad inumidire anche i miei vestiti, ed il guidatore constatava che era la prima delle tante pioggerelline invernali che riducono la visibilità, rendono scivoloso l'asfalto e infreddoliscono fin dentro le ossa.
Controllando nel retrovisore ha visto il mio sorriso ed io non ho saputo trattenermi: "Ecco, tanto io vado in Brasile!"
"'Azzo!" ha detto lui.
E così mi ritrovo a Lisbona, prima tappa del volo e già immerso in un'atmosfera portoghese, con questa lingua assolutamente strana, per me incomprensibile, con facce ed abbigliamenti che sono solo leggermente diversi da quelli che si vedono a Milano.
Mentre nei precedenti spostamenti verso l'Asia l'incremento di occhi a mandorla, capelli corvini e facce imperturbabili mi faceva sentire sempre più vicino alla mia meta e sempre più lontano da casa, qui mi chiedo come mai le persone a cui mi rivolgo non capiscano assolutamente quel che gli dico in italiano.
Non ho mai subito il fascino del Brasile, anzi, pensavo che non ci sarei mai andato, essendo diffidente per vari motivi su molti aspetti relativi a sudamerica e sudamericani, brasiliani in particolar modo per esperienze dirette, ma sono comunque disposto a ricredermi e tornare entusiasta. Un buon viaggiatore deve cercare di restare sempre a mente aperta. L'ostacolo della lingua non mi spaventa (non mi sono fatto grossi problemi con il laotiano, il vietnamita ed il cinese, figuriamoci con un idioma imparentato con il latino) anche se è vero che mi risulta totalmente incomprensibile. Ascoltando il portoghese ho l'impressione di risentire me quando sono completamente ubriaco: tutto sbiascicato e con le parole smangiate, con aggiunta di un po' di "u" a fine parola. Ma forse è perché qui mi pongo il problema di capire: in Lao e in Cina non me lo ponevo nemmeno: linguaggi alieni e basta.
La partenza comunque non è stata proprio liscia come l'olio: imbarcata la valigia con i vestiti e portato al controllo doganale il bagaglio a mano (ovvero l'attrezzatura foto e video) ed il treppiede, sono stato rispedito indietro perché il treppiede non può stare a bordo. Bisogna spedirlo. Chiunque sia capace di dirottare un aereo con un treppiede mi insegni come si fa che son proprio curioso...

DAG

1 commento:

Anonimo ha detto...

..eppure ti avevo raccontato l'avventura dello zio in partenza per gli USA con il trppiede nel bagaglio a mano...Comunque vivi da viaggiatore questa nuova esperienza ! con invidia...
madama