giovedì 21 febbraio 2008

rapido post

scusate per la mancanza di aggiornamenti negli ultimi giorni, sono davvero preso a vedere le infinite sfaccettature che un pianeta diverso dal nostro come il Vietnam mi offre un giorno dopo l'altro.
La voglia di scrivere per farvi sapere cosa vedo qui è tanta, ma le ultime giornate le ho passate o nel fango a visitare luoghi militari o appeso a mezzi di trasporto locali. Difficile tirar fuori il mac e postare qualcosa in queste condizioni. Invece di foto ne sto facendo tante.
Comunque sempre vivo, felice e inossidabile. Vi farò una relazione dettagliata al più presto.

P.s. Chi legge ma non ha voglia di scrivere perché non gli va di registrarsi, perché lo vede come un ostacolo insormontabile o perché è timido non si faccia problemi, non mi offendo. A me basta che se vi piace continuiate a leggere, se poi volete mandarmi un commento in forma privata mi scrivete a andrea.da.gasso@gmail.com
abbracci a tutti.

DAG

domenica 17 febbraio 2008

La gente che viaggia

Da quando sono in Vietnam sto viaggiando con una coppia di italiani che ho incontrato all'aeroporto. Sono gente che fa i mercati in toscana e sono venuti qui per comprare la merce, merce che poi spediscono in Italia e ci rivendono sulle bancarelle a Natale o d'estate. Hanno più o meno cinquant'anni, vispi e curiosi come pochi.
Strada facendo abbiamo raccattato altri personaggi; primi fra tutti un'altra coppia di loro amici, anche loro qui per compravendita di merce. Mi trovo bene con loro, gente senza troppi complimenti che viene nel sud est asiatico da quindici, vent'anni, che ha passato tanto tempo alla ricerca del villaggio sperduto dove trovare merce nuova per rinnovare l'offerta, gente che conosce l'Asia come le proprie tasche.
Mi sto rendendo conto che viaggiando si incontrano gli individui più bizzarri. Nei nostri itinerari abbiamo racimolato gente davvero strana: Ricardo, un costaricano di cento chili, quarantotto anni e già nonno, che sta viaggiando da quattro mesi e tra poco andrà in Bangladesh (non so a fare cosa).
Anna, una berlinese un po' schizzinosa che insegna tedesco nel nord della Cina e che è venuta qui per curiosità verso questo popolo (e si è trovata pari pari in mezzo ai cinesi).
Noga, una ragazza con cui mi sono trovato, per un inghippo organizzativo, a dividere una stanza d'albergo durante il tour ad Halong Bay, la famosa baia dalle mille isole, dove hanno girato un sacco di film sul Vietnam. Noga è israeliana, ha ventitré anni, ed aveva un'espressione intimorita quando le è stato detto che doveva dividere la stanza con me.
Chi si immagina una graziosa fanciulla dall'aspetto mediorientale e una promettente notte nella stessa stanza ha deragliato prodigiosamente dalla realtà.
Noga, che per carità, è una persona educata e gentile, ha appena finito il servizio militare in Israele, dove aveva il ruolo di pilota incursore. Mi ha raccontato delle durissime esercitazioni che fanno fare ai ragazzi e alle ragazze in Israele durante il servizio militare, del lancio col paracadute in territorio nemico e dei quattro giorni senza mangiare per tornare alla base (di notte, mai alla luce del giorno). E' in grado di arrampicarsi su una fune con venti chili di munizioni attaccati addosso e sa usare praticamente ogni arma, dalla rivoltella all'M16 alla UZI, la mitica mitraglietta in dote all'esercito del Mossad. (Sì, Giovanni, proprio quella!)
Avevo in stanza una sorta di Rambo, ma più virile. La mattina ci siamo svegliati e le ho chiesto: "Come hai dormito?" E lei: "Good!" è andata in bagno e ha tirato una scatarrata che ha fatto tremare il muro.
Chiaro?
E poi un giapponese, il più strano di tutti. Si fa chiamare Tom, ma io gli ho dato il soprannome "Mafalda" per via della pettinatura. Ricardo, il costaricano suo compagno di viaggio da una settimana, dice di non avergli mai visto le orecchie. Ho subito legato con Tom, che sembra più giovane di me e ha cinquantadue anni. Tom fa agopuntura, cura il cancro con questo metodo alternativo, m visto che non lo può fare sulle persone per motivi legali lo fa sui cani. Molti guariscono. A chi gli chiede "Where are you from?" lui risponde entusiasta "Canada!" ma si vede lontano un miglio che non può essere canadese. Lui se ne frega, in effetti vive a Toronto. Per essere uno che vive in un paese anglofono ha il peggior inglese che io abbia mai sentito, è praticamente incomprensibile.
Ho preso un kayak per esplorare la baia di Halong, nonostante il freddo e il buio che stava arrivando. Lui è venuto con me, senza battere ciglio, neppure quando ha scoperto che non avevo mai messo piede in un kayak. Dalla barca madre ci avevano detto di tornare subito dopo il tramonto. Eravamo lontani quando gli ho chiesto :"Che ore sono?"
"Sebe no kurò!" (Seven 'o clock, nel suo giapponglese).
Siamo tornati. Coppia improbabile. Il giorno dopo siamo finiti su una spiaggia, e ho scoperto che studiava pure karate.
Inevitabile un'ora e mezza di kata e tecniche a confronto, memorabile.

DAG