domenica 24 febbraio 2008

Una nazione in mano ai ragazzi

La fine del Tèt, il capodanno cinese, avviene quasi di colpo ad Hanoi. Dopo circa una settimana di negozi chiusi ed atmosfera sonnecchiante mi sveglio un bel giorno e, uscito un mattino dalla mia sontuosa sistemazione (vedi "La stanza del matto" in un post precedente) stento a riconoscere la strada in cui si trova la mia guesthouse. Capannelli di gente che confabula intorno ai banchetti di cornici, nugoli di motorini che sfrecciano in ogni direzione suonando il clacson a tutta manetta per avvisare tutti del proprio arrivo, marciapiedi invasi di merce di tutti i colori, banchettini improvvisati con seggioline piccolissime su cui siedono vecchietti gracili gracili che fumano o parlano o mangiano zuppa. Bambini che vanno a scuola richiamati dal ritmo di un tamburo enorme che fa le veci della nostra campanella. La scuola inizia alle sette del mattino. Il tamburo si sente distintamente dalla mia stanza, anche se questa non ha finestre.
Ovunque, per strada, gente. Ragazzi e ragazze gestiscono negozi, trasportano di tutto sui motorini, se non trasportano merce ci si affollano: la media è due-tre persone per scooter, ma sono arrivato a vedere sei ragazzine su un unico mezzo. Uscivano per fare serata. In Vietnam l'età media della popolazione è al di sotto dei trentacinque anni. Una nazione in mano ai ragazzi. E si sente. L'atmosfera è quantomeno viva, piena di gioia e anche se ogni tanto capita di arrabbiarsi perché cercano di fregarti sui soldi, è una rabbia che passa presto. Gli anziani ci sono, hanno queste facce piene di rughe, questi occhi vispi, queste schiene curve che li fanno sembrare ancora più piccini, ti passano accanto, ti guardano sorridendo, chissà cosa pensano, e vanno via, sdentati, coi loro piedi di tartaruga nelle ciabattine da doccia. Chissà dove abitano, chissà cosa hanno visto, chissà se gli piace che adesso, dopo tanti anni di chiusura, il paese abbia aperto le frontiere al turismo, a tutti questi individui strani.
Un popolo che ha combattuto una guerra lunga mille anni contro i Cinesi, un popolo che ha sconfitto i Giapponesi, poi i Mongoli, poi i Francesi e infine gli Americani.
"We did'nt have the Vietnam War. We had an american war".
Qu la "guerra del Vietnam" non c'è stata. Qui c'è stato, come ultimo episodio, una guerra americana.

DAG

1 commento:

Anonimo ha detto...

E’ solo la terza volta che provo a fare un commento... volevo farti sapere che il tuo post mi ha fatto rivivere l’atmosfera vietnamita con il suo caos e i suoi vecchi. La popolazione è giovane, vero, merito della guerra americana...