mercoledì 2 aprile 2008

Lusso sfrenato, digiuno e dubbi.

Durante il mio soggiorno presso le Black Hills, a Rapid City, mi ritrovo ad avere a disposizione una stanza da sogno rispetto a quelle in cui mi capita di dormire da un po' di mesi a questa parte, una suite di due locali. Ho due televisori, due telefoni, due condizionatori e due ingressi, internet Wi-fi incluso e un letto "king size" per me che di notte mi muovo pochissimo.
Ma va bene, bisogna ogni tanto sperimentare il lusso per sentire la mancanza delle cose rustiche. Mi manca un po' la compagnia dei gechi nella stanza. Diciamo che passare tanto tempo da solo, come capita a me, ha i suoi lati positivi, ma anche quelli negativi, ogni tanto. Che affezionarsi ai gechi sia un sintomo di solitudine? Oggi, fra l'altro, è Pasqua, me ne sono accorto poco fa!
Bene, usciamo per andare a farci la cena di Pasqua, allora, visto che ho anche fame.
Rapid City è deserta. Tanta gente in giro ieri, tanto oggi la cittadina sembra bombardata, non c'è in giro anima viva. Qui nella zona centrale, poi, hanno arredato gli incroci mettendovi statue in bronzo di persone a dimensione naturale: alcuni seduti, altri in piedi, uno col giornale, un indiano lakota. A parte gli spaventi che mi prendo ogni tanto quando agli incroci mi giro e mi trovo uno che mi guarda sorridente salutandomi oppure un altro che porta a spasso il suo cane di bronzo, queste presenze mute e congelate accentuano, stasera, la mancanza di esseri umani vivi.
Sto camminando da un po', alla ricerca di un ristorante prima, poi anche di un fast food, alla fine di un posto qualsiasi pur di mangiare qualcosa. E' tutto chiuso. Alla fine trovo un postaccio lurido e infame pieno di ubriachi che parlano a voce altissima per sovrastare il volume del juke box. Vi sto scrivendo da qui. Non hanno nulla da mangiare, ma se anche l'avessero non mangerei nulla. Altro che banchini per strada in Asia!
Noto una cosa: gli avventori qui dentro sono probabilmente ubriachi come in Asia, ma c'è un clima completamente diverso, un clima più spavaldo e violento. Risate sguaiate, uno stronzo che grida tutto quello che gli passa per la mente pur di farsi notare, per fortuna nessuno è venuto a rompermi le palle. Io sono alla mia seconda birra, a stomaco vuoto. Ho fame, e quando ho fame divento un po' intollerante, me ne rendo conto.
Certo non mi cerco rogne, penso che con tutte le bistecche che mi sono mangiato in questi giorni saltare una cena non mi farà certo male. Rimpiango un po' l'Asia, così umana, così confusionaria e tranquilla allo stesso tempo, tornarvi sarà come entrare in casa propria dopo una giornata di lavoro, senso di stomaco e cuore che si aprono.
Oltretutto qui, nella "civile America", fumano tutti! Ma non era stravietato fumare, nella patria delle class actions? Siamo stati seri noi, in Italia, che abbiam detto: "Non si fuma più? Va bene, basta." E non si fuma più.
Qui no, arrivo a casa la sera con i vestiti che puzzano di fumo, e mi dà fastidio. In Asia al massimo sanno di curry, o di incenso!
Strana sera di Pasqua, questa. Due birre per cena. Uscito dal locale mi fermo a guardare tre Harley Davidson parcheggiate in strada. Bellissime. Andando via mi chiedo quali, tra gli avventori, potessero essere i proprietari. Rientro con la sensazione di non aver capito nulla del mondo che mi sta intorno, per lo meno non sempre.

DAG

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