mercoledì 2 aprile 2008

Notturno alle Badlands

Una delle tappe fotografiche del lavoro in South Dakota consisteva nel fotografare le Badlands. Le Badlands sono, per chi non vi fosse mai capitato o non avesse ancora avuto notizia di quest'area, il territorio più desolato all'interno di uno stato famoso per avere un territorio desolato. Fate conto di guidare per quaranta miglia, circa settanta chilometri, e non incontrare mai un albero. Il terreno è un continuo susseguirsi di rocce, gole, canyon, ovunque si possono vedere gli strati del suolo che si sono sovrapposti col tempo. Le rocce delle Badlands hanno un colore che varia dal sabbia al beige, con parti rosse, quelle non ancora erose dal vento e dalle piogge, e parti calcaree, le più antiche. Le Badlands sono solo apparentemente senza vita, ogni giorno le percorrono daini, piccoli roditori e qualche cervo dalle corna maestose, come mi è capitato di vedere.
In gennaio la giornata dedicata alle badlands era stata piena di sole, ombre lunghe e cielo di smalto blu, un vento gelido che faceva correre in macchina appena dopo aver scattato qualche fotografia, le dita irrigidite dal freddo.
Questa volta, mi son detto, voglio andarci di notte. Il 20 marzo c'era la luna piena. Austin ed io abbiamo aspettato che il momento fosse quello giusto (cioè dopo che gli ho rifilato tre sonore batoste a bigliardo) e siamo usciti dall'unico "saloon" del paesello al limite del parco naturale delle Badlands.
Avevo individuato due punti particolarmente adatti, secondo me, per le inquadrature che volevo, quando siamo scesi dall'auto è stato come sbarcare su un altro pianeta. Immaginate questo terreno, assolutamente arido e scavato dal vento ed una luna piena che, uscendo da dietro una nuvola, lo rischiara completamente. La luce della luna è fredda, ma è pacifica. E' serena. Silenziosi, ci allontaniamo dalla macchina, portando l'attrezzatura necessaria per le riprese, e troviamo il posto. Un ululato non troppo lontano mi fa girare verso Austin, con la faccia interrogativa. "Coyote" mi dice. Già, siamo nelle badlands, i coyote ululano alla luna, è giusto.
La vista si abitua subito alla luce che peraltro non è debole, siamo in un punto senza vento, non fa freddo. In questa conca scavata da vento e piogge il terreno è metà sabbioso e metà roccioso, la luna è di fronte a noi, tonda e silenziosa. Austin ha portato un teschio di bisonte, oggetto rituale lakota, per ambientare le foto. E' la prima volta che mi capita di ambientare foto di paesaggio, noto.
Ora, una cosa è vedere quanto basta per fare una passeggiata, un'altra è fotografare un paesaggio illuminato solo dalla luce riflessa della luna in modo che risulti il più naturale possibile. Treppiede, pannello riflettente, abbiamo provato in tutti i modi a realizzare alcune immagini che faticavano a venir fuori. Oltretutto il treppiede, dovendomelo portare in giro per otto mesi, era necessariamente piccolo, e faticava a tenere stabile la macchina con l'obiettivo nelle pose più lunghe. Ogni minimo alito di vento rendeva vana la foto, perché il fragile sistema si metteva a vibrare. Dopo un po' di tentativi siamo riusciti a trovare la soluzione: Austin tiene sempre in macchina una Mag-lite, la torcia tanto diffusa negli USA come illuminazione d'emergenza. La Mag-lite ha una luce azzurrognola, più o meno come quella della luna. Abbiamo utilizzato tutto il sistema architettato in precedenza di treppiede e pannello e anche la torcia elettrica, "dipingendo" letteralmente con la luce le parti che dovevano risaltare di più, come il teschio di bufalo e alcune sporgenze rocciose. Il risultato è stato più che soddisfacente, e anche curioso come esperimento visto che i primi fotografi usavano questa tecnica per illuminare i loro soggetti, e letteralmente "foto - grafia" significa "dipingere con la luce". Belle foto, davvero.
Se le osservate per un po', quando ne avrete l'occasione, sentirete anche l'ululato del coyote poco lontano...

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