lunedì 12 maggio 2008

Baozi.

Di nuovo in Vietnam, dunque, di nuovo a scendere da nord a sud lungo questa striscia di terra abitata da persone che hanno differente temperamento, più morbido e sorridente man mano che si va verso sud. Rivedo posti visitati in febbraio, li rivedo con piacere, un piacere aumentato dal fatto di sapere dove andare per trovare le cose migliori.
Incontro nuovamente personaggi con cui avevo parlato tre mesi fa, scoprendo con piacere che tutti, nessuno escluso, si ricordano di me e mi rivedono con piacere. A Hue il proprietario del Mandarin Café, Mr Cu, che è anche fotografo, con cui avevo condiviso lunghe chiacchiere sulla tecnica fotografica, sui ritratti, sul mestiere che ci accomuna, mi mostra i nuovi scatti degli ultimi mesi: "C'è stata la stagione del raccolto, è sempre bello fotografare il lavoro nei campi". Ha la macchina fotografica digitale e il computer con cui mettere a posto le fotografie. E' un benestante, ma lavora anche sodo, come quasi tutti i Vietnamiti.
Scopro anche di essere abitudinario, con il rischio di preferire un ristorante collaudato all'incertezza di qualcosa di nuovo, che però potrebbe rivelarsi anche meglio di quel che già conosco. C'è sempre qualcosa di meglio. Cerco di trovare una mediazione tra l'abitudine e il meglio, che però va cercato, con il rischio di incappare ogni tanto in qualche schifezza.
Come è successo oggi.
Da quando sono in Asia a fianco dei banchini delle zuppe vedo spesso una vetrinetta su ruote, alta quanto un uomo, che contiene alcune specie di pagnotte bianche. Queste pagnotte, grosse più o meno come un pugno, hanno l'aria poco appetitosa. Potrebbero anche essere delle vesciche di animale, per quanto ne so io. Ognuna di queste sembra una palla di pasta per la pizza non ancora cotta.
Il posto in cui vado a mangiare le migliori zuppe, qui a Saigon, è un garage gestito da un cinese. Il cinese in questione, grosso rispetto alla media dei cinesi, cura la propria estetica in modo cinese: random. E' calvo ma ha i capelli lunghi. Indossa pantaloni mimetici, che però non erano mimetici quando li aveva comprati. Non so se mi spiego. La canottiera nera è l'unico tocco apprezzabile nel suo stile: fosse stata bianca sarebbe stato molto, molto peggio. Ha peli sulle spalle e radi baffi che tiene lunghi davanti alla bocca, sbroffando in continuazione le figlie con cui parla mentre mangia la zuppa. Io mi sono inventato una storia molto strazzacòre a proposito di questa famigliola costituita da tre persone, un cane e due gatti. Non c'è una presenza femminile adulta, e si sente. Le due figlie, una dall'aria normale e l'altra dall'aria tonta, mandano avanti il locale che apre alle sei del mattino e chiude alle boh. Mi sono inventato che la mamma è venuta a mancare e che quest'uomo fa del suo meglio per portare a casa dei soldi, il fatto che parli sempre con le figlie e usi un tono di voce alto ma gentile me lo rende simpatico. E poi ha l'aria buona, povero. La sera arriva a casa, ovvero al garage-ristorante, con il motorino, ed entra direttamente fra i tavoli col motore acceso, incurante dei clienti. Va a parcheggiare il mezzo nel retro, dove dorme con le figlie. Poi porta fuori il cane. Portar fuori il cane significa per lui andare a sedersi su marciapiede di fronte col cane al guinzaglio e urlare al cane di fare la pipì. Il cane lo guarda e scodinzola felice, la lingua fuori. Lui cerca di dare una sberla al cane perché vede che il cane non gli obbedisce (ma va?). Il cane schiva tutte le sberle, è furbo. Il cinese dopo un po' si dà per vinto e rientra.
Hanno due tipi di zuppa: con manzo e senza. Quella con manzo è la specialità del posto. Quella senza è chiamata, nel menù, "Zuppa senza carne". Hanno il tè, ma solo freddo, col ghiaccio. Glielo chiedo caldo e la figlia tonta mi risponde: "No, caldo non lo facciamo". Mi chiedo come sia possibile. Forse sono molto molto avanti e fanno cucina molecolare, senza usare il fuoco, coma la mia amica Patrizia?
Il locale si chiama Pho Bò, "La zuppa di manzo". Il cinese dev'essere uno con le idee chiare, mi dico.
Di fianco alla postazione zuppe ha anche lui la misteriosa vetrinetta con le pagnotte dall'aria malata.
Un norvegese incontrato tempo fa in Lao mi disse che quelli sono i "dumplings" (li aveva chiamati così) e sono una specialità cinese. Una vera prelibatezza.
"Sono favolosi, provali, vedrai che ti piaceranno tantissimo! Da non credere!"
"Sì ma cosa contengono?" gli chiesi io "Aaahhh, dentro possono avere di tutto, a seconda dello stile del cuoco, decide lui! Sono sempre una sorpresa, pensa che bello!". "..Bello..." pensai io, già allora poco convinto. Lui continuò, avendo percepito i miei dubbi, tutto esaltato: "Ma no! E' proprio lì il bello, ci possono mettere dentro le verdure, la carne di pollo o di manzo, oppure anche il pesce o i gamberi! E con tutte le spezie e i sapori che non ti immagini! Poi uno solo è così nutriente che ti basta per colazione e pranzo", seguitò il norvegese, che però era magrissimo.
Bene.
Stamattina, ore undici, sono uscito dall'albergo, andando dritto dritto da Pho Bò, con l'appetito ed il buonumore di chi ha davanti a sé una luminosa giornata tutta da scoprire. Ad accogliermi lo sguardo spento della figlia dall'aria tonta, dietro le spesse lenti da ipermetrope, capelli crespi e perennemente in pigiama. Mi sono avvicinato alla vetrinetta dei Baozi (questo il loro nome cinese, me lo ha spiegato solo in seguito la mia amica Monica che lavora con la Cina) e ho guardato per la prima volta da vicino le pagnotte color trippa cruda che stavano sui vari ripiani. "Chissà quali sorprese di sapori, spezie, verdure, carni o altro devono contenere..." mi son detto, ormai lanciato verso l'esperimento.
"Come si chiamano?" scandisco bene la domanda alla povera ragazza, espressiva come un budino.
"Seimila" mi risponde, indicando il prezzo e rivelando che non sempre le apparenze ingannano (forse la madre è fuggita in preda alla disperazione, mi vien da pensare). Eppure un po' di inglese lo sa...
Passo sopra alla mia curiosità di sapere il nome dei misteriosi globi e riprendendo fiato chiedo, a voce alta: "Uò tìs sài?"
Chi crede che io abbia già imparato il vietnamita si sbaglia. Ho solo capito come azzoppare l'inglese per renderlo più comprensibile agli asiatici. ("What's inside?")
Contemporaneamente mi rendo conto che, anche se lei ha capito la domanda, io non potrò certo cogliere la risposta, che mi immagino essere un ricco elenco di suggestioni, aromi e fantasie orientali, dai nomi sconosciuti ed esotici, erbe e fragranze segrete e misteriose ed un concatenarsi di sapori e sensazioni che già, solo all'idea, mandano in deliquio il mio stomaco. La ragazza, in modo piatto e spento, mi sorprende rispondendomi con una sola parola.
"Frog".
Apro bocca ma non esce nessun suono. Cosa ha detto? Ho capito giusto? Eppure sì, a dispetto di tutto la risposta è stata pronunciata in modo inequivocabile.
Mi immagino, dentro la molliccia vescica color farina bagnata, di trovare il rospo che mi era finito nel cesso a Savannakhet, rospo che avevo liberato il giorno dopo visto che non era riuscito a mangiare neanche le due zanzare che avevo tramortito per lui e che gli avevo messo davanti. Era un po' tonto anche lui, povero.
Frog. Finalmente mi riprendo e ripeto: "Fròg?" facendo un saltino per rafforzare il concetto.
La ragazza, rovesciando la testa all'indietro, si mette a ridere facendo tremare la pappagorgia pallida, pallida come le vesciche piene di rane che vuol vendere ai passanti.
"Sì, frog, ma se vuoi queste contengono carne di maiale e l'uovo", mi dice indicando il ripiano di sotto.
Sollevato, decido di provarne una, sperando che nessuno abbia scambiato i ripiani o l'ordine, visto che le pagnotte sono tutte identiche fra loro.
Beh, con buona pace della rana, facevano schifo lo stesso.
Però che saziano è vero, non ho mangiato fino alle otto di sera!

DAG

4 commenti:

Tanì ha detto...

dai che pirla che sei! effettivamente l'aspetto non è molto invitante e non so cosa ci fosse dentro, ma quelle che ho mangiato in giappone erano buone davvero!!
baci
p.s. tu sicuramente ti divertirai di più a farti le canne con gli spagnoli, ma sappi che i racconti delle tue piccole sfighe sono molto più divertenti!!

Anonimo ha detto...

...però le rane italiane sono buone ! te le ricordi: fritte, nel risotto, in umido? non ti viene l'acquolina in bocca ripensando alla cucina italiana?

DAG_photo ha detto...

No! Non ho detto che mi faccio le canne! (Dai che questo blog lo legge anche mia madre) Ho detto che gli altri fumavano le sigarette che fanno ridere!
Sì, ok, girava qualche canna....

DAG

Anonimo ha detto...

Si però non montarti la testa perchè ti ho detto che scrivi bene. Questo blog è lunghissimooooooooooooooo!!!!!!!!
Però diciamo che è......carino-
Ciao