domenica 18 maggio 2008

I due vecchietti.

Il mio amico Lupo tanti anni fa mi raccontò un aneddoto. Era alla facoltà di agraria e stava preparando l'esame di entomologia quando, con alcuni amici, decise di fare uno scherzo. L'aula delle esercitazioni di entomologia è piena di armadi, ognuno con un centinaio di cassetti in legno, ciascuno dei quali raccoglie un'infinità di insetti, morti e perfettamente conservati. Per esercitarsi lo studente deve (credo che la cosa funzioni ancora nello stesso modo) imparare a riconoscere il maggior numero di insetti possibile e saperne citare almeno il nome nella classificazione linneiana, quella che raccoglie i nomi scientifici degli esseri viventi.
Ora, gli insetti contenuti nell'aula erano qualche centinaio di migliaia. Loro presero un insetto vivo (un coleottero, credo) e lo puntarono con lo spillo al posto di quello morto. Il povero coleottero ogni tanto agitava le ali, emettendo un ronzìo. Il sospirone spaventato di una studentessa gli fece capire che lo scherzo era pienamente riuscito: il terrore nella ragazza era stato suscitato non dal fatto di vedere un insetto vivo che agitava le ali, ma dalla logica conclusione che tutti gli insetti della stanza fossero vivi.
Oggi ho provato una cosa simile, anche se , per fortuna, l'ho provata in positivo, senza alcun allarme o terrore.
Stavo trottando per una via di Saigon molto, molto lunga alla ricerca di uno stampatore che mi era stato indicato da un fotografo locale quando il cielo si è fatto sempre più scuro, da nuvolo a grigio a nero, letteralmente nero e minaccioso, bassissimo. Siamo nella stagione delle piogge quindi è normale che una volta al giorno venga giù una sgravanata d'acqua che in pochi secondi lava tutto e tutti, senza alcuna pietà. Per fortuna la pioggia è calda, quindi c'è solo il disagio di essere bagnati e di dover proteggere eventuali libri o apparecchi elettronici, per il resto non è un gran problema. Di solito mi rifugio sotto la prima tettoia e aspetto che passi il grosso. Oggi non passava mai, le secchiate d'acqua (perché qui piove a secchiate) erano continue e costanti. Cuore in pace, me ne sto a guardare gli inarrestabili motociclisti di Saigon che estraggono gli impermeabili trasparenti, si coprono e continuano la loro corsa nel traffico, a colpi di clacson.
Che carini, pensavo...
Sono sotto la tenda di un barettino, e stavo aspettando che la pioggia rallentasse almeno un pochino, quando si ferma di fronte a me un motorino con su due vecchietti. Il passeggero, capelli e baffi bianchi, ha una faccia davvero simpatica e tiena in mano una bottiglia di rhum vietnamita. Il suo compare, il guidatore, ha i capelli tinti ed è vistosamente strabico. Danno qualche ordine alla ragazza che serve ai tavolini del bar (due in tutto) e mi invitano, in francese, a sedermi con loro. Io ringrazio e dopo aver constatato che la pioggia non accenna a smettere accetto, sedendomi e presentandomi. La ragazza porta tre bicchieri pieni di ghiaccio e tre bicchieri di tè, con ghiaccio anche quelli. Uno dei due vecchietti mi parla in francese (davvero un buon francese) e mi chiede le solite cose che si chiedono ai turisti, inclusa la solita, fatale domanda: "Ti piace il calcio?" - "No, sinceramente no", rispondo io. "Ah! E come mai? E' strano!" - "Sì, lo so, ma non mi piace perché nel calcio ci sono troppi soldi e troppa violenza" - "Ah, capisco... e ti dò ragione" mi dice il simpatico. Quell'altro, lo strabico, silenzioso in un primo momento, rivolge con un occhio a me e un occhio al suo motorino l'invito ad assaggiare con loro il fantastico - a sentir lui - rhum che hanno portato, che è di una nota marca vietnamita, e costa meno di un dollaro. "Questo" mi dice indicando la bottiglia e agitandola con vigore, "Non è un rhum fatto in economia, è di qualità! E' fatto con la canna da zucchero!" Mi chiedo quindi quanto possa costare un rhum economico e soprattutto con cosa lo possano fare se non con la canna da zucchero. Mi spiega che qui in Asia del sud hanno tanta canna da zucchero e quindi alcune aziende statali hanno deciso di produrre il rhum da sé, avendo imparato come si fa a Cuba e senza bisogno di importarlo. In effetti è vero.
"Questo governo è socialista, quindi ha simpatia per Cuba e Fidel Castro, e molte idee sono messe in comune, alcune anche divertenti, come il rhum, che può diventare un patrimonio culturale anche nostro". Mi colpisce sentire i nomi di Cuba e Fidel così diffusi in Asia, che sta dall'altra parte del mondo, ma abbiamo visto che stiamo su un pianeta grande quanto una pallina da golf, quindi è comprensibile.
Ci mettiamo a parlare del Vietnam, buona parte della conversazione è tenuta dal vecchietto strabico, che ha lavorato per anni con i francesi. L'altro beve e fa di sì con la testa, gli occhi a fessura in un perenne sorriso.
"Noi qui in Vietnam siamo pacifisti, è che ci hanno sempre costretto a fare la guerra, quindi siamo diventati bravi soldati, ma quello che ci aiuta è la testa", e si picchietta la fronte con l'indice. "Prendi la Cina. Per mille anni hanno provato ad invaderci e adesso apparentemente non c'è la guerra. Ma avere la Cina al di là del confine è come avere un amico troppo grosso e prepotente. Non c'è la guerra con le armi, ma ci sono tante manovre economiche, che poi sono le stesse che stanno dietro alle guerre". Colpito da tanta lucidità di ragionamento, lo lascio andare avanti, facendo anche io cenno di sì con la testa. "E ad un certo punto succederà qualcosa, anche se ci comportiamo da amici con la Cina, un po' come successe a Mussolini con Hitler. Mussolini pensava di diventare fortissimo alleandosi con Hitler, ma era Hitler che si è servito di Mussolini, questo gli italiani lo hanno capito e molti sono diventati partigiani e sono scappati sulle montagne per combattere i fascisti. E alla fine proteggevano gli ebrei, perché avevano capito che Hitler era davvero troppo pazzo!" E si picchietta ancora la fronte, nello stesso modo di prima.
"Ma tu guarda" - mi dico - "quante cose sa quest'uomo sulla storia moderna europea". Eppure è un commerciante che ha smesso di lavorare per raggiunta anzianità... E continua sorprendendomi sempre di più: "Adesso la Cina è diventata molto forte, ma è successo troppo in fretta. E tutto il mondo, che non è stupido, ha capito che da qualche parte c'è un trucco. E sai qual è l'inganno?" continua il vecchietto strabico, in un francese pieno di smorfie e occhi sgranati (il rhum in questo gli dà una mano) "La qualità!".
Ascolto sbalordito.
Sono gli stessi discorsi che sento fare dalle persone che in Italia hanno ben chiaro il quadro della situazione e che ascolto sempre con molta attenzione, perché è un tema che mi interessa.
"Adesso il vero obiettivo del Vietnam sarà avere la stabilità economica per poter comprare la qualità europea!"
L'altro vecchietto, intanto, quello simpatico, si mette a canticchiare una canzone, rendendo difficile per me capire chiaramente le parole dello strabico. Pioggia scrosciante, motorini e clacson già mi facevano stare con le orecchie tese al massimo per cogliere ogni parola del discorso dello strabico, adesso ci mancava pure la canzoncina del vecchietto vicino.
Non mi curo tanto del tempo che passa, a chiedere i prezzi dallo stampatore ci andrò domani, adesso mi piace star qui con questi due personaggi assolutamente unici, a sentire una vera lezione di storia europea moderna e contemporanea.
"Noi adesso non possiamo pensare tanto alla guerra, la guerra fa parte del passato. Dobbiamo pensare al futuro, e dobbiamo farlo seriamente. La politica vietnamita sta cambiando, il governo si sta aprendo sempre di più, ma dobbiamo stare attenti, per non passare dal socialismo al capitalismo estremo. L'educazione dei ragazzi è la cosa più importante, e anche la salute pubblica. E per fare questo i nostri dirigenti hanno bisogno di tutelare il passaggio verso il capitalismo mantenendo i valori del popolo, non come voi (e qui mi ha chiesto scusa) che avete messo Coccinella al parlamento." - "Chi???" Chiedo io, non sicuro di aver capito bene. "Coccinella, la bionda con i grossi seni di fuori!"
Coccinella è Cicciolina, non so se si stesse sbagliando il vecchietto o se qui l'abbiano chiamata così.
"Ah, ma quella è stata una delle pagine meno serie della politica italiana... una provocazione!"
Dico io, cercando di sdrammatizzare ma, in effetti, un po' a corto di parole in proposito.
"E adesso?" Incalza lo strabico, "Tutto il mondo critica la Cina perché non c'è libertà di espressione, e voi al governo avete quello là, che possiede anche le vostre televisioni..." mi mordicchio un labbro, intanto il vecchietto continua il suo monologo: "Pensiamo che internet sia una fonte di informazione libera, che permetta di comunicare senza essere troppo controllati, ma stiamo dando ancora tutto in mano ai cinesi, senza voler aprire i nostri occhi." Lo guardo senza capire. Lui se ne accorge e continua: "Sì, Yang Ho... lo sai chi è?" - "No", dico io. "Perché non vuoi aprire i tuoi occhi! Yang Ho...Yahoo! E' un cinese, il fondatore di Yahoo."
Sono assolutamente esterrefatto dalle cose che mi dice quest'uomo. Voglio credere che siano tutte vere, al momento. (Arrivato a casa ho controllato su internet. E' vero). Mi guardo intorno, i miei occhi spaziano sulle centinaia e centinaia di caschi multicolori che affollano perennemente l'incrocio antistante il bar. "E se fossero tutti così?" Mi chiedo. "E se questo popolo, fatto da milioni di persone che io ho sempre visto come un popolo-formicaio, ammirandoli per la loro laboriosità e la loro capacità di adattamento ma anche guardando a loro come una miriade di personaggi tanto carini, minuti, svelti nei movimenti, fosse fatto di qualche milione di cervelli come questo qui?
Metto a fuoco la mia attenzione sulla canzoncina del vecchietto simpatico. Mi rendo conto che sta cantando in italiano: "Sei grande grande grande come te, sei grande solamente tuuuuuu...!" - "Ma è Mina!" gli dico. "Eh oui! J'aime bien Mina!" Altro scrollone al mio quadro del vietnamita-tipo.
E se tutti questi individui, che non mutano mai espressione e si tengono tutte le emozioni dentro, ma che sono perfettamente in grado di leggere ogni nostra espressione e di interpretarla nel modo corretto, non fossero semplicemente "degli omini tanto carini" ma un esercito di uomini e donne preparati, istruiti e pronti ad assorbire quanto arriva da fuori e farlo loro?
Come se tutti gli insetti intorno a me fossero vivi, sensazione di essere circondato e mi sento io, adesso, tanto piccino.
Ho provato un momento di vertigine, all'idea che tutti intorno a me sapessero tutto, o tanto più di quel che so io sulla storia della mia parte di mondo, oltre che della loro.
E' stata una bella lezione di umiltà, anche.
Per fortuna i due vecchietti erano davvero saggi e animati da una sincera voglia di fare due chiacchiere, senza esibizionismi o voglia di polemiche. Hanno ordinato un piattino di salumi affumicati e verdure tagliate sottili, che abbiamo mangiato pian piano, mentre un bicchiere di rhum seguiva l'altro. Un po' di ghiaccio, due chiacchiere, un sorso, una fettina di prosciutto d'oca affumicato, uno sguardo alla pioggia...
Abbiamo fatto secca la bozza di rhum, quando ci siamo salutati il vecchietto strabico mi ha voluto dare il suo indirizzo email, poi ha aggiunto: "Pioggia fortunata oggi, il brutto tempo ci ha fatto incontrare, e io sono molto felice di questo".
E l'altro, il simpatico, sempre più sorridente e con gli occhietti sempre più a fessura: "Gli piace tanto parlare, ha l'animo politico... io ti dico solo questo: la vita è meravigliosa".
E' vero.

DAG

5 commenti:

Unknown ha detto...

Che meraviglia di racconto..
E' una delizia leggerti. L'immagine entomologica è azzeccatissima.

Baci

KONTZ

Lazia ha detto...

Bellissimo, il tuo miglior post in assoluto. E in più una sonora lezioncina, non solo per te che l'hai ricevuta in loco, ma anche per chi ha letto il tuo racconto.

Tra l'altro è l'occasione per chiederti una cosa di cui discutevo l'altro giorno con Lorenzo: perchè ti sei comprato un casco se non hai il motorino? A Palermo tutti hanno il motorino, ma nessuno ha un casco!
bacioni

Anonimo ha detto...

Alla fine del tuo racconto avevo la pelle d'oca. Tu sei bravo a raccontare,sei anche fortunato ad incontrare simili personaggi,capisco come ci si possa sentire piccini con una simile esperienza. Ciao

DAG_photo ha detto...

Grazie, sapere che quel che scrivo vi piace mi fa sentire apprezzato e sapete quanto per me sia importante. Dunque, mi son comprato il casco perché Phùc, il mio amico assistente traduttore driver, è un tipo ligio alla legge e mi ha detto: io ti porto in giro in motorino, ma tu ti devi comprare il casco, altrimenti ci danno la multa.
Poi te lo tengo qui quando parti e a febbraio te lo ripresto.
Ooops, ... mi è scappato febbraio...
baci!

Anonimo ha detto...

...febbraio eh?. Dopo aver letto il post di ieri, 9 giugno, capisco; l'idea era matura da tempo