giovedì 17 aprile 2008

Dopo la pacchia, verso l'interno sconosciuto.

Mi sono divertito, a Dhon Dhet, nonostante non ci fosse la corrente elettrica la vita era facile, tanti ristorantini in cui andare a mangiare, tutti con la terrazza sul Mekong ed un panorama meraviglioso, soprattutto al tramonto, tanta gente con cui parlare o almeno scambiare due chiacchiere, Jun che si è ritrovato a confrontarsi con altri turisti e a dover vincere la sua timidezza, il capodanno laotiano che dava un'atmosfera di festa e l'idea di essere in un posto fricchettone. Eravamo in pantaloncini e torso nudo da mane a sera, e col caldo più atroce, ci si buttava tutti in acqua, nelle morbide correnti del Mekong.
Addirittura alcuni bar con terrazza ti vendevano la birra e ti affittavano grosse camere d'aria da trattore, gonfiate ben bene. Volendo potevi sedertici dentro e berti la birra scivolando con la corrente. L'importante era, a fine corsa, aggrapparsi ad un ramo prima che finisse l'isola e iniziassero le cascate. I sentieri dell'isola, sterrati e senza auto, erano quasi costantemente percorsi da ragazzi e ragazze che camminavano, a piedi nudi e sgocciolanti, per riportare indietro i vuoti e le camere d'aria, tutti sorridenti e un po' brilli.

Ma come tutte le cose belle, anche la vacanzina a Dhon Dhet è finita. Stamattina, dopo quattro giorni di pacchia, sono partito alla volta di uno dei villaggi più remoti del paese, sconosciuto anche a molti Laotiani. Ho salutato Jun, il quale, per darvi un'idea di che persona sia, si è messo a piangere perché andavo via. E cedere alle emozioni per un giapponese è una cosa assolutamente inconsueta. L'ho abbracciato stretto, dicendogli che invece io ero molto contento di liberarmi di lui! Ci siamo messi a ridere.

Poche ore dopo (e pochi chilometri dopo) la scalcagnata carretta con cui ero partito dall'isola, guidata da un autista con un occhio di vetro (quello dal lato della carreggiata) e stipata fino all'impossibile di persone e merci di ogni tipo lasciava me e i miei bagagli ad un incrocio assolato, ripartendo in una nuvola di polvere e gas di scarico.
So che da lì dovrebbe passare un bus che si inoltra nella giungla, fino al villaggio di Pha Pho, territorio di etnie dagli scarsi contatti con il mondo civile e, soprattutto, dalla fauna incontaminata e sovrana.
Chiedo informazioni ai ragazzi che chiacchierano nelle baracche vicine all'incrocio, non sanno neanche cosa sia l'inglese. Non conoscono la parola "bus", per fare un esempio, e quando chiedo "stop?" mi guardano esterrefatti, poi scoppiano a ridere, mentre un bimbetto mi spruzza addosso acqua in continuazione bagnandomi tutto e ripetendo "Pì mai Lào!, Pì mai Lào!" (Buon anno, buon anno!)
Arrivano altri ragazzi per guardare da vicino il falang, che sarei io. Questi un po' di inglese lo sgangherano. Uno mi dice "No bus, moto!" Un altro mi dice che il bus è alle due, no alle quattro. Poi si guardano e, in due decidono di dirmi che il bus è domani, forse.
Ok, è una vecchia tecnica collaudata. Ti dicono che non c'è il bus così ti portano loro ad un prezzo cinque o sei volte più alto di quello del bus. Fermo un trabiccolo con passeggeri a bordo e l'autista mi dice che no, lui non va a Pha Pho, come a dire che non è mica matto, ma che se proprio voglio andarci devo aspettare in un altro punto, che mi indica. Tra un ora o forse due arriva un tràs, (truck) che ci va.
Metto la mia valigia a bordo strada e aspetto.
Miracolo, il tràs arriva, salgo nel cassone dietro, aperto ed esposto al polverone incredibile della strada (strada?) sterrata e tra un rimbalzo ed una botta sulle costole arrivo, dopo venti chilometri circa, al meraviglioso villaggio di Pha Pho.
Il mio ingresso nel villaggio è salutato da bambini entusiasti e da adulti ubriachi per i festeggiamenti del capodanno, per il resto mi sembra di vivere in prima persona la scena del film "Lo chiamavano trinità", quando Terence Hill arriva coperto di polvere al paesello disgustando tutti al solo apparire.

DAG

2 commenti:

Anonimo ha detto...

ma l'asqua del Mekong quanti parassiti ospita? Tu hai la pelle talmente indurita che non ti attaccano? Cioè: in che condizioni sei? Quando tornerai ti riconoscerò?

DAG_photo ha detto...

Sono sano, anche se talmente sporco che i parassiti fuggono quando mi avvicino!
SI, mi riconoscerai, tranquilla... anche ad occhi chiusi.