sabato 3 maggio 2008

Villaggi sperduti 2.

La televisione è arrivata solo in parte a rovinare questi posti, la si può vedere solo di sera quando c'è la corrente. Spesso si riesce a prendere solo un canale thailandese, oppure un canale laotiano che trasmette video musicali. Quasi tutti i video musicali sono accompagnati dal testo scritto della canzone e le ragazze si divertono, appena ne hanno la possibilità, a prendere un microfono in mano e cantare seguendo le parole. Questo viene fatto in compagnia o anche quando sono da sole. Dev'essere una cosa che le rilassa o le diverte molto. Se vengono sorprese si vergognano e ridono, ma non per questo smettono.
Il video musicale, legato all'idea di karaoke, ha in Asia una diffusione enorme. Di solito la canzone è melodica, parla di un amore triste che poi finisce bene. Le situazioni ritraggono la vita comune di questi posti: Lui fa il meccanico e la pensa sognante, lei lavora in ufficio e non può rispondere alle telefonate di lui perché il capo la vessa, lui pensa che lei non lo ami più e si dispera. Va sotto casa di lei mentre imperversa il diluvio (nelle scene tristi c'è sempre la pioggia) e vede che lei non c'è. Disperato, cade in ginocchio incurante dell'acquazzone che lo bagna tutto e si dispera ancora di più. Poi lei arriva dall'ufficio in bicicletta, lo vede, lascia cadere la bici e corre ad abbracciarlo. II video sfuma con loro che si guardano felici.
Ma torniamo allo sterrato paesino, pieno di polli e bambini.
E' inevitabile seguire i ritmi del villaggio in cui ci si trova, perché una volta calate le tenebre, ovvero quando l'ultimo generatore si è spento, la cosa migliore da fare è andare a letto, ben protetti dalla zanzariera. Andare in giro per il paese con una torcia accesa significherebbe attirare i milioni e milioni di insetti in cerca di una sorgente di luce. E siccome alcuni arrivano con la grazia di una sassata il piacere di una romantica passeggiata passerebbe in secondo piano. Oltre al dubbio piacere di passeggiare in un paesino in cui nessuno è più in giro per strada, solo i cani randagi.
In questi villaggi la gente si sveglia la mattina presto e si alza col sole, che quasi sempre è nascosto dietro una spessa bruma dovuta all'umidità notturna.
Io pure mi alzo presto, perché la sera vado a letto alle nove.
Accesi i fuochi e cominciata a scaldare l'acqua per fare la zuppa, parte la processione dei monaci che fanno la questua di casa in casa, con la ciotola per raccogliere il riso. Quasi tutte le case del paese offrono qualcosa, soprattutto riso, poi si mangia. Nel villaggio di Pha Pho ogni famiglia mangia nel cortile di casa propria, a Mouong Ngoi vengono allestiti tavolini lungo la strada sterrata che divide il villaggio in due e la gente mangia sulle panche, gomito a gomito. Giovani, anziani, studenti con l'impeccabile camicia bianca e muratori a torso nudo dalla pelle scura e i capelli impolverati, ragazze dall'aspetto giovanissimo che mangiano la zuppa mentre allattano il figlio, la camicetta alzata quanto basta per permettere l'allattamento. La donnina che ha fatto la zuppa la distribuisce in porzioni e impila le ciotole da lavare. Periodicamente la figlia prende la cesta con le stoviglie, va al fiume, lava e torna su.
Le attività della giornata occupano ciascuno degli abitanti del villaggio. L'attività non è frenetica ma è costante, fino alle otto di sera circa. Una buona parte della giornata viene utilizzata per conversare. La sera dopo cena (i laotiani cenano verso le cinque e mezza) gli uomini giocano a carte e bevono lao lao, il whisky locale, a metà strada fra la tequila e la senza piombo con pochi ottani.
I rapporti con noi, i falàng, sono molto distesi, anche se incentrati sulla enorme curiosità che suscitiamo nei locali. Ci studiano con curiosità da entomologi. A Pha Pho un ragazzo mi ha pizzicato i peli delle gambe e mi ha guardato con stupore, poi ha alzato il pollice e con ammirazione ha detto: "Gùs!" (Good!) per significarmi che apprezzava che io avessi i peli sulle gambe. Lo stesso tipo di curiosità lo ha avuto una ragazza in un altro villaggio. Mi ha scostato la camicia davanti e ha guardato sul petto. Poi ha fatto un commento con le amiche del tipo: "Quanti peli!" e tutti siamo scoppiati a ridere. Non hanno inibizioni nel contatto fisico, ma neppure lo fanno con intenti maliziosi o sessuali. Ci studiano, ecco tutto.
Calano le tenebre e le persone che camminano per il paese sono sempre di meno. Tutti, nel paese, sono in grado di camminare al buio, conoscono ogni pietra del posto. Se da lontano si vede una luce che si sposta, quello è un turista.
Le ore della notte sono dominate da presenze in movimento: rumori, ronzii, ticchettii, a volte tonfi di qualcosa che cade dall'albero sul tetto in lamiera. In questi villaggetti è meglio prendere sistemazioni in legno, non troppo protette dalla luce del giorno. Animali selvatici o insetti potrebbero sentirsi troppo protetti da una stanza in cemento e farvi la tana.

DAG

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